Simboli fantastici
Installazione
La grande istallazione potenzialmente senza fine dei Fantastic Symbols, e che man mano che il tempo passa aumenta sempre più in quanto al numero dei pezzi che la compongono (pezzi che non ha alcun senso prendere in considerazione separatamente gli uni dagli altri) raffigura simboli in bianco e nero provenienti dai più svariati linguaggi spirituali e culture del pianeta Terra, simboli tra sé a volte miscelati e rivisitati. Questo progetto nasce verso il 2004, in un periodo della mia vita molto caotico durante il quale abitai presso la piazza di un paese della mia valle che annoverava tra le sue occasionali comparse tantissimi bambini figli di genitori provenienti da paesi stranieri. Io ospitavo in casa mia valanghe di questi bambini figli di mix di famiglie di extracomunitari, a fin che giocassero e facessero i compiti tutti quanti insieme, protetti da me e dalla mia abitazione, togliendoli in tal modo dalla prossimità della statale dove si ritrovavano sempre a passare il loro tempo, per così dire, forse un po’ incustoditi rispetto alla super protezione in cui vivevano i bambini figli di genitori italiani. Queste creature così innocenti, particolarmente selvatiche e libere, provenivano dalle più svariate culture: Africa, Bangladesh, India, Pakistan, Romania, Albania, Macedonia e chi più ne ha più ne metta. Anche se spesso erano nati in Italia, venivano educati dalle loro famiglie di origine, per la maggior parte, attraverso i loro sistemi etnico-culturali di origine propri dei loro genitori stranieri. E a questi bambini, in casa mia davo, salvo rare eccezioni, carta bianca assoluta lasciandogli la massima libertà d’espressione e d’azione. Avevano preso la mia casa e la mia persona come una giostra e venivano a trovarmi assai volentieri. Spesso non c’era neanche il bisogno che li invitassi io raccogliendoli in piazza: venivano a cercarmi loro. Da essi imparai moltissimo. Attraverso le loro interessanti interazioni, soprattutto durante i momenti di gioco creativo col disegno, ebbi modo di scoprire che a volte poteva capitare che entrassero in piccoli conflitti dovuti ai loro sistemi di riferimento spirituali e culturali, etnici, che si avvalevano di simbologie diverse per rappresentare, spesso, anche gli stessi concetti e idee sub-strato basilari. E così, grazie a loro e alle loro esigenze di trovarsi d’accordo e di smettere di litigare, è nato questo grande gioco fatto da calderone di simboli tutti mischiati. Simboli che possono rimanere tali quali all’originale, modificarsi, miscelarsi fra sé o anche essere completamente inventati di sana pianta, questo perché l’esperienza con queste creature così pure, mi fece scoprire l’esigenza di iniziare ad esplorare, come per la prima volte feci con loro al fine di aiutarli a superare momenti conflittuali fra di sè, il mondo dei simboli provenienti da tutto il pianeta Terra ma di farlo in un modo tale che il simbolo non rappresenti qualcosa di definito e non modificabile, di immobile e senza speranza, di morto in fondo. Morto fino al punto da poter portare i bambini (e quindi metaforicamente i popoli) a poter entrare in conflitto fra di sé a causa di interpretazioni rigide di esso e intorno ad esso. Così morto a tal punto da poterci accecare e condurci a posizionare la legge, in ordine d’importanza, uno scalino sopra l’amore fra i popoli. Questo percorso attraverso i simboli, passato il periodo delle sperimentazioni artistiche coi bambini, continuò a crescere e tutt’ora prosegue, in un modo che si arricchisce, man mano che il tempo passa, di volta in volta di nuove consapevolezze e scoperte, di altri simboli ancora.
I simboli, che sono forme rappresentanti idee astratte, mi piace fantasticare che provengano in fondo da un tempo ancestrale e che, come noi, anche attraverso il passaggio delle ere, si siano a volte trasformati … Un tempo ancestrale durante il quale fummo consapevoli, e sperimentammo, di essere ognuno di noi unito agli altri nella diversità e di appartenere tutti a un unico grande abbraccio dove c’era posto anche per gli opposti, per qualsiasi cosa. Un abbraccio vasto come l’infinito con dentro di tutto: popoli, oggetti, bestie, città, umani, alberi, rocce, astri, terra e simboli … Tutto, in apparenza, mischiato senza un ordine dentro al ventre della Madre Cosmica.. Col passare delle ere le culture si sono molto diversificate e sopra a tutto attraverso visioni appartenenti ad una certa parte delle più moderne religioni, assai divise e contrapposte. Come ramificazioni di un albero che comunque scaturisce sempre da un unico tronco originale, da un’unica terra. Cos’è rimasto, nel nostro cuore, dell’unita originaria ? Da qualche parte, dentro di noi, c’è qualcosa, qualcuno che ancora ricorda? Il lavoro sui simboli che presento, simboli provenienti ora come ora dai più svariati culti ed etnie, antichi e moderni popoli, mi vede presa a coglierli, miscelarli libera tra di sé, reinterpretarli e talvolta riprodurli tali e quali. Cerco di sottolineare, con quest’operazione, la loro misteriosa capacità di essere il sub strato di più culture, di più popoli, di unire con ciò etnie molto distanti tra di loro, tal volta sia nel tempo che nello spazio. E come che alla fine lo stato, il paese, le culture da cui proveniamo, fino a un certo punto avessero molta importanza ma oltre un certo punto non avessero più importanza alcuna. Cerco di far riflettere sull’ attitudine dei simboli di riunire più civiltà e mondi tra le proprie braccia, riportando la nostra atmosfera interiore al risuonare con una sorta di senso dell’unità originaria ove talvolta l’individualità può andare persa, l’identificazione con un piccolo corpo fisico e con una piccola mente personalistici, per scoprire una mente più vasta, un corpo più grande, infinito … Con questo lavoro spero di riuscire ad evocare in qualche modo intorno al cuore dell’osservatore, anche che il messaggio che uno stuolo infinito di simboli ci da è molto diverso dal messaggio che ci da un simbolo solo, isolato da tutti gli altri, cerco di stimolare l’osservatore a percepire che ognuno di questi simboli ha compiuto un lungo viaggio, da dove è partito è partito, fino a raggiungere i giorni nostri e che durante questo lungo viaggio ha spesso e volentieri raccolto più significati e passeggeri sulla propria groppa, a seconda delle differenti culture e degli individui che lo hanno adottato per manifestare se stessi: con questi disegni spero di riuscire a comunicare che, al di là di come ogni differente popolo ha proiettato la propria ombra o la propria coscienza su un medesimo simbolo, essi, questi segni, hanno comunque il potere misterioso di unirci, perché sono in fondo immagini silenziose e umili, docili, pacifiche di per sé, impegnate nell’attesa di attenderci in eterno. Tutt’intorno a loro gli esseri umani spesso organizzano anche molto rumore e clamore, ma essi restano in silenzio e in silenzio si lasciano usare. Poi i popoli muoiono ma i simboli restano e continuano il loro viaggio a disposizione di altre civiltà ancora, di altri visionari, con un fare passivo, ricettivo che ricorda la terra. L’innocenza delle immagini e il silenzio della Natura.